giovedì 29 gennaio 2015

La sfida Russa al Mondialismo- Sunto della conferenza del 15 gennaio a Monza

I pedofili non stuprano i bambini, li accarezzano. Analogamente, l’Europa non ha dichiarato guerra alla Russia, l’ha sanzionata. Che nella mente dei soggetti affetti da devianze psicologiche  la capacità di discernere l’azione neutra da quella violenta sia labile è risaputo, ma che un intero continente finga di non essersi accorto d’aver stuprato la Russia è imbarazzante. L’Occidente, compiendo  atti di violenza economica , mediatica e fisica verso la Russia ha agito esattamente come il pervertito che in nome dell’Amore  deviato“ammonisce,tocca ed educa”  la vittima dello stupro.

Durante le conferenza svoltasi a Monza il 15 gennaio scorso, promossa dall’associazione culturale Lombardia Russia, s’è discusso appunto del rapporto malsano che è stato instaurato dai governi occidentali nei confronti di Putin. I motivi per cui l’Italia dovrebbe abbandonare l’aggressiva politica europea antirussa sono riassumibili in tre punti: uno culturale, uno morale ed un semplicemente pratico. Innanzitutto, come ha affermato Cristiano Puglisi, la Russia ha un ruolo culturale fondamentale nel contrastare l’egemonia americana, che pare portare avanti una globalizzazione omogenea, piatta e sterile sia culturalmente sia antropologicamente. In secondo luogo, come è stato mostrato nel video dell’analista antropologo Eliseo Bertolasi, l’astenersi dalla guerra in Donbass gioverebbe moralmente: esser complici di un genocidio – silenzioso e censurato dai media – sarebbe per gli italiani un’indelebile macchia sull’anima. Che  l’esercito regolare ucraino abbia usato 90 carri armati italiani per sterminare i popoli indipendentisti della Novorossia non è certo una bella cosa. Infine Paolo Grimoldi, che ha fondato in parlamento il gruppo “Amici di Putin” a cui hanno aderito perlopiù leghisti pentastellati, ha illustrato con precisione perchè l’italia, non avendo fonti energetiche proprie, ha bisogno, volente o nolente, di entrare in un’ottica più eurasiatica di mercato. Inoltre, ora che lo Stato Islamico ambisce a detenere il monopolio del petrolio del Medio oriente, la necessità di puntare lo sguardo versoi giacimenti di carbonfossile siberiani si fa impellente.  Non è nemmeno escluso un tentativo americano di conflitto armato con la Russia, proprio per motivi energetici. Per noi europei un conflitto del genere sarebbe però atroce: vorrebbe dire tagliare il ramo su cui siamo seduti.

Fortunatamente, Putin si sta impegnando a mantenere la pace, e sta – invano – provando a instaurare un dialogo pacifico col resto del mondo. Già la semplice guerra economica si profila come un massacro: basta pensare alla Francia, che ha sul gobbo la Mistral (una nave portaerei da diversi miliardi di dollari) che non può vendere alla Russia per via delle sanzioni europee. Quindi, figuriamoci se la guerra da economica diventasse anche armata: se il sanguinoso conflitto a ferro e fuoco ucraino si estendesse in tutto il continente l’ipotesi che una qualche nazione riesumi l’atomica non è da escludersi.
Come, poi, ha affermato Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia Russia, il crollo del muro di Berlino non  ha portato ad una distensione duratura tra i due cosiddetti “blocchi” della guerra fredda . Anzi, è solo stata una manovra americana per tentare di estendere il proprio monopolio economico con le buone maniere. Ed ora, che si sono accorti che questa strategia  non ha funzionato, vogliono erigere nuovamente un muro di separazione. Peccato però che questa scelta sia estremamente nociva anche per l’Europa stessa, dato che la mole di scambi economici con l’ex URSS supera i diversi miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti si sono illusi che riappacificandosi con l’Orso Russo avrebbero avrebbero potuto metterlo al guinzaglio. Ma si sono sbagliati, poiché evidentemente Putin s’è accorto che al popolo russo le pagliacciate non interessano. La Confederazione Russa può fare a meno sia dell’olio di palma presente negli hamburger di McDonald’s, sia dell’unto spalmato su corpi di uomini in tutù rosa che saltellano per strada durante i gay-pride. Quindi, ad aver mandato su tutte le furie Obama, è stato il rifiuto della Russia ad acconsentire alle buffonate del post-moderno, che mira a decostruire tutto, dal semplice concetto di famiglia fino al più sottile rapporto col Sacro.
A questo proposito, è stato molto interessante l’intervento finale di Cesare Torella, presidente del circolo tradizionalista Burgundia: spiegando come i valori dell’Illuminismo siano diventati in realtà la legittimazione dei comportamenti più aberranti, ha squarciato il petto della Statua della Libertà americana mostrandone le viscere putride. Il suo lungo e complesso discorso – fortemente esoterico – è stato un invito a riscoprire le nostre radici religiose, prendendo esempio dalla Russia.
I Veda identificano questi costumi nel Kali Yuga, eppure il mainstream massmediatico occidentale non fa che osannare questo tipo di comportamenti, dalla lussuria alla vanagloria, che stanno esattamente agli antipodi delle virtù cristiane e religiose in generale. Nel corso del secolo scorso, l’Occidente, succube della dittatura finanzcapitalista e dell’iperconsumismo, è rimasto orfano del suo dio. Contemporaneamente, anche l’URSS  è stata privata della sua religione, ma in seguito ad un’improvvisa riconversione di Stalin ha potuto riscoprire la serenità e l’unione sociale data dall’ortodossia. Ora la Russia sta cercando di “cavalcare la tigre” – usando un termine evoliano – per costruirsi un futuro dignitoso: Putin,  presenziando alle funzioni ed insegnando il rispetto per il Sacro, offre un ottimo esempio ad un paese che fino a qualche decennio fa era allo sbando più totale. Diversamente, in un Occidente in cui la blasfemia, la volgarità, la rozzezza ed il libertinismo regnano sovrani, parlare di sacralità, valori e religione non va più di moda. Ed è per questo che, forse, sarebbe il caso di guardare verso Nord-Est, al Cremlino, cercando di trarne un qualche insegnamento morale. La spiritualità, arriverà da sè.

Infine, per opporsi alla logica dei mass media europei, che censurano le notizie inerenti la geopolitica ma divulgano il nuovo oppio dei popoli – calcio/tette/musica/reality – sono stati proiettati i video del reportage di Eliseo Bertolasi a Donetzk . Le immagini delle scuole distrutte dai proiettili dati all’ esercito golpista ucraino dall’Unione Europea sono stateo strazianti. L’aeroporto di Donetzk, tra le cui rovine sedevano i giovani volontari russi, pareva uscito da un film apocalittico. I civili sono dovuti fuggire – e scappano tuttora – dalle terre martoriate. Le case dai vetri disintegrati non proteggono più dal gelo i bambini e le famiglie ucraine, che hanno dovuto chiedere asilo politico alla Russia.

Il genocidio degli abitanti della Novorossia, dal passaporto ucraino ma col cuore russo, ha fatto scappare dalle zone di guerra donne e bambini. Due di queste ragazze sopravvissute alle battaglia hanno preso in mano i microfoni ed hanno parlato delle loro tragiche vicende personali. E, quasi sull’orlo delle lacrime, mentre descrivevano i soldati che minacciavano di uccidere le loro anziane mamme, colpevoli di sentirsi più russe che ucraine, hanno commosso l’intera platea.

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