giovedì 2 luglio 2015

Addio alle armi

Informo i lettori che questo blog non verrà Più riaggiornato. Tutte le mie scelte politiche sono mosse dalla teoria filosofica anarco-primitivista-identitaria (stato leggero e patriottismo) che rifiuta le sovrastrutture e fa'coincidere una società non con lo stato (ente astratto) bensí coi naturali concetti di " blut una boden", teorizzati da Walter Darré.  Da questa visione del mondo fortemente legata alla natura ne deriva anche una mia radicale avversione al femminismo ed all' emancipazione femminile esasperata causata dal post- moderno.
Di conseguenza, essendomi innamorata, ho scelto di cessare tutte le attività che alienano la donna dal suo ruolo naturale. Provvedere alla cura dell'uomo e alla buona amministrazione dell' Oikos (famiglia tradizionale che reggeva la polis greca), concetto squisitamente classico e, dal mio punto di vista, anarchico, è la cosa migliore da fare in quest'era dominata dall'egoismo e dalla licenziosità. Come afferma Léon degrelle in Militia, nella sezione dedicata all'obbedienza,  la quotidiana dedizione della donna verso al proprio nido domestico è ciò che maggiormente la copre d'onore.

Ho detto addio alle armi che tanto amo, per ritrovare cose più consoni alla mia predisposizione biologica.  Ho deciso di rifiutare il master in  pubblica sicurezza alla cattolica , ho disdetto la mia iscrizione presso l'esercito svizzero, ho chiuso con le indagini e le operazioni sotto copertura, ho detto addio alla mia passione per il terrorismo e grazie alle ultime esperienze lavorative presso al governo italiano ho capito che conquistare il cuore di un uomo è molto meglio che qualsiasi altra conquista politica.

Così, da giornalista amante dell'adrenalina e collaborazioni con le forze dell'ordine scompaiono dal mondo della " guerra politica" e della contro-informazione per dedicarmi alla famiglia.

Amando la scrittura continuerò a scrivere, trattando però di argomenti più consoni alla mia natura femminile, che per troppo tempo ho soffocato.

passo e chiudo,ringraziando tutte le persone che hanno reso possibile questa mia esperienza nel mondo della " politica nascosta".


Grazie di cuore a

Mio papà

La bella signora figlia d' un partigiano di destra

Il bel mercenario

L illusionista



Loggia degli Alam

Il dandy esperto in intelligence con la casa sul lago di Iseo

L' illuminato pentito

Vice commissario di ***

E grazie a tutti gli amici della Lega Nord e dei Ticinesi <3


lunedì 18 maggio 2015

Emergenza: democrazia diretta in pericolo




Il prossimo 14 giugno il popolo e i cantoni svizzeri saranno chiamati a manifestare la propria volontà di scelta. Secondo uno studio di Avenir Suisse questo “eccesso” di libertà è però sconveniente e fastidioso. Non tutti sono fatti per amare la libertà e la democrazia diretta- ma permettersi di stilare una riforma di cinque proposte al fine di sabotare il sistema delle iniziative popolari è un vero e proprio oltraggio ad ogni singolo cittadino elvetico. Gerhard Schwarz, direttore di Avenir Suisse, vorrebbe che il Consiglio Federale, anzichè limitarsi ad incaricare la segreteria Federale di svolgere un esame formale del testo, verificasse il contenuto materiale dell’iniziativa. Il suo timore è che i cittadini ( Homo Sapiens Sapiens), avvalendosi della facoltà di pensare e di autodeterminarsi, propongano iniziative popolari contrarie alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

 

domenica 10 maggio 2015

Manuale di sopravvivenza per papà separati


Venerdì  8 maggio Roberta Rocco, sovrintendente della Polizia di Stato in servizio alla Questura di Genova, ha presentato il suo libro intitolato “ Manuale di sopravvivenza per papà separati”. La presentazione del libro, e soprattutto della tematica,  è stata arricchita anche dagli interventi di Igor Iezzi (Segretario della lega Nord di Milano), di Antonio Saggese ( consigliere della Lega Nord e vice presidente dell’associazione papà separati) e di Fabrizio Fratus, sociologo.

Il problema: Uomini troppo poveri per mantenere le ex-mogli ed i figli
Igor Iezzi, che ha aperto il dibattito, ha messo subito in luce il problema: la nuova povertà, sempre più frequente, tende a colpire anche la classe sociale cosiddetta “media” e gli uomini separati che devono provvedere a mantenere i figli e le ex-mogli non sono più i grado ci far fronte a tutte le spese. Per  eludere questo dramma sociale, che sempre più spesso costringe uomini disperati ad adottare soluzioni estreme, come l’andar a vivere in automobile o tornare a casa dai “nonni”,  bisogna creare leggi adeguate, come ad esempio il diritto alla bigenitorialità o l’affido condiviso.

I numeri: 1'000'000 di papà vittime del sistema in Lombardia
Antonio Saggese, consigliere Regione Lombardia, ha evidenziato la portata del dramma che vivono costantemente i genitori non-affidatari: solo in lombardia, che conta 10 milioni di abitanti, un milione di famiglie è divorziata. Ciò significa che due milioni di adulti ne sono direttamente coinvolti. Calcolando che una famiglia ha 1,5 figli a testa, il totale delle persone che devono affrontare questa situazione, sia come bambini che come genitori, sono ben 3,5 milioni, ossia più di un quarto di tutti gli abitanti.

La soluzione sociale
La Lega Nord ha chiesto un fondo sociale di 500 milioni di euro allo stato centrale per poter aiutare i papà bisognosi. Come ha ribadito più volte Antonio Saggese, la Lega Nord vorrebbe che lo stato sociale  desse 400 euro al mese, per almeno 6 mesi, alle famiglie spezzate che versano in condizioni economiche particolarmente fragili. Bisognerebbe anche desumere questi soldi dall’ISE, perchè i soldi che il papà deve dare alla ex-moglie ed ai figli gli vengono anche regolarmente tassati, come se ne facesse uso personale. Inoltre si vorrebbe introdurre l’assegno peritativo, che permetta di controllare il conto-corrente della madre. Accade troppo spesso che l’ex-moglie sperperi in spese accessorie i soldi che dovrebbero essere invece investiti per la tutela, gli alimenti e la formazione dei figli.
Case occupate ed alberghi ai clandestini?
Il papà separato deve lasciare la casa di sua proprietà alla moglie ed ai figli. Pur vivendo con un reddito minimo non gli è consentito però fare richiesta per farsi inserire nella graduatoria delle case popolari, giacché risulta comunque già proprietario di una casa. Il genitore separato non può partecipare al bando per le case popolari, e questo lo costringe a tornare, sempre più spesso, a vivere dai “nonni”. Se è sfortunato, il genitore non-affidatario che possiede una casa ma non ne ha disponibilità è costretto a vivere in automobile o alla Stazione Centrale di Milano.
La soluzione burocratica
La lega Nord vuole modificare il bando dell’assegnazione della casa, al fine che anche il papà sfrattato possa prendersi i punti che merita in graduatoria. Per cercare di ottenere delle facilitazioni in questo senso è bene anche informarsi e chiedere l’assegnazione in deroga al comune.

Il manuale di sopravvivenza
Vincenzo Sofo (consigliere di Zona 6 di Milano) moderatore del dibattito,  ha voluto chiedere all’autrice del libro perchè lei, donna, si fosse occupata di questa tematica prevalentemente maschile.

Roberta Rocco: L’autrice

Roberta Rocco, poliziotta che dal 2012  è abilitata all’esercizio della professione di avvocato, ha risposto che ha scelto di aiutare i papà divorziati con questo manuale d’istruzioni per sopravvivere al divorzio per due motivi: la prima ragione è che  anche lei,   donna (felicemente) divorziata con una bambina piccola,  si è accorta di quanto, oggettivamente, sia ingiusta e discriminante la legge nei confronti del papà. In secondo luogo lei lavora in un ambiente prevalentemente maschile e stando tante ore in automobile coi colleghi papà divorziati...si è resa conto, da amica e confidente, delle tragedie morali/economiche in cui vivono e a cui devono far fronte. Lo stipendio di un agente di polizia non è tra i più alti, e dover mantenere dei bambini ed una moglie dopo al divorzio, non potendo nemmeno più vivere a casa propria, diventa una lotta alla sopravvivenza quotidiana.

Legge 54 del 2006: Più diritti, parità e giustizia per i papà separati
Nel libro è spiegato che vi possono essere diversi modi per ridare dignità ai genitori non affidatari: ad esempio l’affido condivido, il principio di proporzionalità e l’attuazione legislativa delle pari opportunità. Tutte queste belle cose sono ben spiegate nella legge 54 del 2006 che si occupa delle seprazioni. Però pochi genitori non affidatari ne sono a conoscenza e quindi, dopo aver firmato un rovinoso accordo di divorzio consensuale, finiscono in situazioni economiche drammatiche perchè non sono a conoscenza dei loro diritti. La legge 3 del 2012 ha proposto anche l’introduzione di un assegno per ridimensionare i debiti.

P.A.S: Parental Alienation Syndrome 
 Può capitare che il genitore affidatario, spesso la madre, inconsapevolmente, faccia il lavaggio del cervello ai figli facendogli credere che il padre è un mostro/ un nemico. La P.A.S, sindrome di alienazione parentale, è un disturbo che è stato individuato nel 1984  dallo psichiatra Richard Gardner che però in italia non  è ancora riconosciuto. Per far fronte a questo problema è fondamentale che le donne si rendano conto che si, esistono uomini che sono pessimi mariti, ma che al contempo coi figli sono ottimi padri. In caso di divorzio la donna può punire il marito verbalmente  senza però coinvolgere nei suoi sfoghi emotivi i figli, perchè loro hanno bisogno di vedere la figura del padre essere mantenuta intatta.  Inoltre accade molto spesso che le ex-mogli usino i figli come arma, trasformandoli in strumenti con cui ricattare i padri. “ Se non mi dai i soldi non ti faccio vedere tuo figlio” è la frase con cui si compie l’omicidio morale di un papà col cuore infranto.

La genealogia del male
Fabrizio Fratus, sociologo, ha concluso il dibattito  dimostrando come una concezione filosofica e  morale della vita possa avere drastiche ripercussioni sulle strutture della società. L’individualismo esasperato che s’è affermato all’inizio del 1900 ci ha portati ad una visione egoistica tale da trattare il prossimo come una merce e non più come una persona. Ciò comporta la morte di  una società che si basa sui legami duraturi tra persone.  Come diceva Aristotele, alla base della Polis deve esservi il nucleo della famiglia. Gli individui  disumanizzati , in quanto strappati dal loro contesto famigliare, vengono mercificati e non possono che instaurare tra di loro delle relazioni “usa e getta” .  Nel 1970 per soddisfare quest’esigenza  sociale di libertà, data dall’egoismo e dalla volontà di de-responsabilizzazione,  è stata creata la legge per il divorzio. Di fatto, quella che doveva essere una benedizione, si è mutata in una condanna:  ha inaugurato il picco del calo demografico.


Liliane Tami 

lunedì 4 maggio 2015

Cosa accade se si priva l'Amore della Giustizia


Il dio romano Imeneo, benché simbolo di forza sessuale e bellezza, non era vate d’un amore dissoluto, frivolo ed edonistico: il suo esser sovente raffigurato col fascio littorio in mano ci insegna che l’amor sexualis è una cosa seria che deve sottostare a severe regole di giustizia.
Hyménaios é, nella mitologia greca, il bellissimo efebo che nacque dalle nozze tra Dionisio ed Afrodite.Concepito dai due archetipi più voluttuosi della cosmogonia illenica, Hyménaios è però simbolo di fedeltà, ritualità e totale fiducia nell’amore inteso come salvezza dell’animo ed eterna promessa. Secondo la tradizione romanica Imeneo è invece figlio di Apollo e  di una musa, forse Calliope, ed è il protettore dei matrimoni. Per ambo le tradizioni questo giovane e bellissimo efebo  era  innamorato di  una donna che però non ricambiava il suo sentimento. “Amor ch’a nullo amato amar perdona” ne scriveva l’iniziato Dante, rifacendosi  ad un discorso esoterico inerente la setta dei Fedeli d’Amore e non certo l’amore tra uomini: quando si è davvero innamorati, accettare che l’oggetto del proprio amore ami qualcun altro è impossibile.
L’amore che il giovane dio provava per la bellissima nobil donna ateniese  era straziante, e lei, che un poeta con scarsa fantasia nel crear metafore definirebbe una “figa di legno”, non aveva nessuna intenzione di cedere alle sue avances.
Imeneo era così innamorato di questa graziosa pulzella che iniziò a pedinarla ovunque,  diventando così anche il Dio dello stalking. Un giorno lei  decise di partire in nave per andare ad Eleusi, dove avrebbe partecipato ad alcune feste in onore a Demetra. Imeneo, che non voleva in alcun modo accettare d’averla lontana, decise di travestirsi da donna e seguirla sulla sua stessa nave attraverso il mare. Ed ecco che, improvvisamente, dai flutti apparve una flotta di pirati inferociti. I buzzurri assaltarono il loro vascello per depredarlo, violentare le ragazze e farle loro schiave. Quando però tentarono di stuprare Imeneo…. ebbero proprio una brutta sorpresa.
L’impavido e coraggioso giovane sconfisse i pirati e riuscì a liberare la sua amata, che riportò trionfante ad Atene. Lei, dopo aver avuto la prova del suo amore, decise di sposarlo. Le loro nozze furono meravigliose e la loro promessa d’amore eterno restò salda nel tempo. Per la gioia dei sognatori, che a quei tempi non avevano ancora i film di Walt Disney da guardare, Imeneo e la sua bella vissero per sempre felici e contenti.
Oggi Imeneo non esiste più. L’amore non regge più un fascio littorio, allegoria di giustizia e Nemesi divina, bensì un dildo da gay pride. Imeneo, che riuscì a sconfiggere i pirati,  oggi è stato ucciso dalle Femen. Imene, il vero uomo che per stare vicino ad una donna arriva persino a travesirsi, è morto nella barba di Conchita Wurst. Imeneo, figlio della musa delle arti e  della poesia Calliope, è morto tra le pagine di cinquanta sfumature di grigio. Imeneo potrà risorgere solo quando le donne inizieranno a ritrovare la femminilità, la mansuetudine ed il nobile istinto materno che non è compatibile con la società delle frivolezze.
Liliane Tami

venerdì 1 maggio 2015

Contro-propaganda: Pensare ai jihadisti coi gattini. Parola di un esperto.


Martedì 28 aprile, presso l’Università Cattolica di Milano, ha avuto luogo una conferenza intitolata “ Istituzione, Media e Terrorismo”.
 A tenere alta l’attenzione vi erano  il prof. Marco Lombardi, docente di crisis management and risk communication, il dott. Maurizio Romanelli,  coordinatore del dipartimento terrorismo ed attività eversive della Procura di Milano e Procuratore aggiunto della Repubblica, ed ul prof. Farouq Warl Eissa, docente di cultura e lingua araba.


Il convegno, moderato da Andrea Lavazza, caporedattore di Avvenire, si è aperto con Farouq Wael Eisse, che ha criticato aspramente la nostra società attuale per due motivi fondamentali: La perdita dei nostri valori e l'uso improprio che facciamo dei mass-media, fomentandoci da soli il nostro terrore.

Primo problema: L’incontro tra Islam e modernità
 A scatenare gli attentato terroristici, a detta sua, non sono i versetti del corano, bensì  l’incontro tra le culture arabe e l’occidente, oramai svuotato dei suoi valori. L’ordigno della religione islamica è stato reso esplosivo proprio dal suo scontro forzato con la modernità. Boko Haram, gruppo terroristico attualmente guidato da Abubakar Shekau che il 7 marzo scorso ha giurato fedeltà all’ISIS,  in lingua hausa vuol dire “ L’istruzione occidentale è proibita”. Secondo le stime di Riccardo Ferretti, questa società paladina dell’antioccidentalismo  avrebbe già ucciso 13.000 mila civili ( di cui ben 6300 solo nell’aprile 2014), tra cui , soprattutto, cristiani. Farouq Warld Eissa ha sottilineando che, per una gran parte del mondo medio orientale “ occidente” è , paradossalmente, sinonimo di violenza e confusione. Basti pensare che è stata proprio la modernità figlia del liberismo statunitense a trasformare le sciabole egiziane in cannoni ed a trasformare i coltelli iraniani in Smart Bomb.

Secondo problema: la parola “ legge” in arabo non esiste.
Cosa è la libertà per gli occidentali? I musulmani non riescono a contestualizzare questo termine, dal momento in cui la loro intera esistenza è segnata dal concetto di Islam, ossia “sottomissione “ a Dio, e la libertà può essere trovata solo percorrendo la strada che porta alla fonte dell’acqua, ossia la shar’ia. Dal momento in cui la libertà cessa di percorrere la via di Dio si muta in peccato, e ciò rende schiavi del male. E che senso ha essere liberi nel corpo, se poi lo in realtà si è schiavi di Iblis , allegoria del male?
Altro grande dilemma del mondo islamico è l’esistenza della legge e dei codici penali. Come possono esistere delle sentenze universali che vanno bene per tutti, dal momento in cui ogni individuo è dotato di un proprio buon senso individuale ( ra’yn) e che ogni problema può esser valutato singolarmente  da un’esperto di teologia, il Muftì, ? Il professore di cultura araba ha concluso dicendo che,nonostante la pretesa dell’Islam di essere uno stato universale, la convivenza tra cristiani ed islamici può esistere, ed alcuni splendidi esempi a riguardo sono la Siria ( moderata) o l’Iraq. A patto, però, che i cristiani godino della loro libertà senza perdere di vista i valori morali minimi.

Il prof Marco Lombardi ha confermato che l’islam politico, essendo una religione, non ha ragione d’esistere. Poi ha anche messo in luce un’altro problema: Quello della territorialità. L’Isis, l’Islamic State of Iraq e Siria, continua a proclamarsi tale anche se invade il territorio geografico di altre nazioni. I popoli musulmani, discendendo da tribù nomadi, non hanno inglobato il concetto di “territorialità” legato allo spazio terrestre che invece è tanto caro agli identitari europei. Questo Islamic state, diviso in province, è davvero una grande minaccia per l’Occidente, ma è eliminabile. Però la coalizzazione anti-isis, messa in piedi da Obama, non sembra intenzionata a combatterlo per davvero. Basti pensare che la Giordania, da sola ed in soli 2 giorni di bombardamenti, ha distrutto ben il 20% degli arsenali dell’Isis, cosa che invece gli Stati Uniti, nonostante il grande chiasso mass mediatico e gli immensi investimenti, non hanno ancora fatto.

Le strategia a “doppio binario” dell’ISIS
L’ISIS possiede una regia competente di tutti i mezzi di comunicazione, e soprattutto si avvale di “prodotti” specifici per il target che vuole colpire.
Noi, in occidente, abbiamo una visione orripilante dei miliziani, perchè loro si impegnano a farci avere il materiale contenente gli scempi più orribili. Purtroppo i nostri mass media, come afferma Monica Maggioni, godono nell’amplificare queste immagini che ci incutono terrore e diffondono impotenza. Nei paesi governati dall’Islamic State i terroristi si trasformano in gentili papà di famiglia che distribuiscono brochure con fiorellini e smiles sorridenti ai bambini su cui è spiegato perchè è cosa buona e giusta lo stato islamico. L’Isis è forte perchè usa le nostre vulnerabilità culturali ( cioè la perdita dei fondamenti morali e culturali) e e perchè ci lasciamo impressionare dalle sue minacce, che di fatto sono solo esagerazioni. È fondamentale, per questo. smettere di stare al loro gioco terroristico e sponsorizzare sui mass media il loro lato dolce/ridicolo/paradossale per esorcizzarne la paura. A riguardo, basti pensare la quantità di jihadisti che nel tempo libero allattano micini. 


Il Dottor Romanelli ha chiuso la conferenza focalizzando l’attenzione sulla questione geopolitica. A detta sua, il motivo del terrorismo islamico è il vecchio scontro tra “ Blocco occidentale” e “ Blocco orientale” che ha contraddistinto la guerra fredda. Il padre dell’Isis è stato lo scontro per le materie prime che è in atto in medio oriente. 

Esistono infatti due principali gasdotti, causa di quasi tutti i conflitti :

 1)Il gasdotto  della Russia , che passa attraverso la Siria e l’Iran

2) Il gasdotto della Turchia, controllato dall'occidente

 Questo spiega come mai, nonostante l’Arabia Saudita sia una dittatura molto più severa di quella tenuta da Gheddhafi, sia comunque tollerata e persino sostenuta dagli Stati Uniti. L’Isis è divenuto il capo espiatorio- ma non bisogna dimenticare che l’Arabia Saudita ha fatto ancora più morti. Accanto all’Arabia Saudita vi è anche un altro paese dalle posizioni ambigue:

 Il Qatar, tollerato dagli Stati Uniti in virtù delle sue riserve petrolifere, è anche uno dei maggiori finanziatori dell’Islamic State. Inoltre il Qatar, nono fondo monetario mondiale, grazie alla sua ricchezza, rischierà di rivelarsi, per noi, un vero e proprio conquistatore: basti pensare al fatto che ha appena comprato il noto marchio italiano Valentino e la serie di nuovi palazzi appena inaugurati nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Momentaneamente l’occidente si preoccupa dei miliziani e delle teste mozzate e disperde le proprie attenzioni nella paura del sangue, senza riuscire ad accorgersi che il vero avanzamento dell’Islamic State è perpetrato sotto altri nomi e per mezzo della carta di credito. 

Sempre più persone lasciano l’europa per raggiungere l’Islam e viceversa: In Inghilterra i ghetti islamici si sono trasformati in vere e proprie società parallele con un loro tribunale ed il fenomeno dei foreign fighters, nati cristiani, che decidono di lasciare tutto per combattere con Hallà è in crescita. Il futuro è preoccupante, ma non tanto per via dell’islam in sè, bensì per la perdita di noi stessi.

Il professor Romanelli ha concluso il suo discorso con la toccante immagine di Guido Galli, professore universitario vittima di terrorismo politico  il cui sangue ha sporcato il pavimento dell’università, per far capire che, purtroppo, il terrorismo, con una forma o con un’altra, continuerà a mieter vittime innocenti. Che poi ad uccidere siano fondamentalisti religiosi o semplici esaltati che usano la politica o la fede come pretesto per “giocare” ad impallinare persone per davvero poco importa: dal comunista  ( poi diventato “nero”) Roberto Sandro agli islamici la strategia resta del terrore sempre la stessa, e l’importante è non lasciarsi prendere dal panico. I mass media dovrebbero rassicurare la popolazione, anzichè impaurirla e creare ansia inutile nelle persone. Pensate ai jihadisti coi gattini. È una tattica anche questa. 


sabato 25 aprile 2015

Spie americane addestrate a Campione d'Italia: la storia segreta del 25 aprile

Villa Mimosa a Campione d'Italia: È qui che grazie ad Allen Dulles, direttore dell'OSS (Office of Strategic Service, precursore della CIA) prese inizio la Liberazione d'Italia, che di fatto fu  l'opera di conquista dell'Italia da parte degli Alleati.

Allen Dulles , che stava a capo della scuola di formazione  di sobillatori/agenti provocatori/addestratori/agenti segreti, grazie ai soldi ceduti dagli Stati Uniti poté rifornire gli eserciti partigiani di armi e nuove strumentazioni belliche. L'intelligence americana , che non vedeva di buon occhio il comunismo, voleva che la resistenza si perpetrasse perlopiù mediante azioni armate a corto respiro e sabotaggi, ma la situazione politica sfuggi loro di mano, benchè riuscirono comunque a raggiungere il loro obbiettivo: Provocare e fomentare un 'insurrezione armata - già latente nel popolo italiano- che sarebbe poi stata  causa del Colpo di Stato.

Gli Alleati, però, avevano un timore: rafforzare con la loro strategia il Partito Comunista Italiano, nemico della democrazia quanto il fascismo. 
Distintivo dell'OSS
Anche la morte di Mussolini venne pianificata a Villa Mimosa:  Nel 2009, i ricercatori Cavalleri, Giannantoni e Cereghino, svolsero un attento esame dei documenti dei servizi segreti americani tra il 1945 ed il 1946 ( resi pubblici durante l’amministrazione di Clinton)  e scoprirono che la spia americana Valerian Lada-Mokarski aveva avuto un ruolo fondamentale nel monitorare che la fucilazione di Mussolini e Claretta Petacci avvenisse all’alba del 28 aprile del 1945 a Giulino di Mezzegra per mano di Michele Moretti, Aldo Lampredi (dirigente del Comitato Liberazione Nazionale) e Luigi Longo. 

  Il Comitato di Liberazione Nazionale ringraziò gli Americani per il loro fondamentale contributo nella Liberazione del paese lasciando che portassero a Villa Mimosa una grande  fetta del tesoro che Mussolini voleva portare con sé in Svizzera, composto da pellicce, diamanti e 600 kg d’oro, stimato per un totale di 800 milioni di euro. 


Liliane Tami 

http://www.mattinonline.ch/spie-americane-addestrate-a-campione-ditalia-la-storia-segreta-del-25-aprile/

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venerdì 24 aprile 2015

Sabotaggio navale: Imparare dai terroristi per colpire i nemici della Democrazia


Bombardare le navi è molto costoso, visibile e dispendioso: Legare con cavi d'acciaio le eliche o saldarle è molto più utile. Parola dei pirati ecologisti e dei Navy Seals.

Sea Shepherd è un gruppo di pirati  " Eco-estremisti" che combatte per proteggere le balene. La loro specialità...è quella di distruggere o incatenare le eliche delle navi dei pescatori e dei cacciatori di foche. La loro tattica di guerriglia, che comporta la massima resa col minimo sforzo, dovrebbe essere attuata in tutti quei porti in cui vi sono navi la cui movenza è sgradita.



 Sea Shepherd è la frangia più estremista e battagliera dell'associazione ecologista Green Peace.  Dal 1977 i " Pastori del Mare", tra cui anche Pamela Anderson, si battono usando mezzi più o meno legali per salvaguardare la fauna marittima.
 Sulle navi dei pirati "Sea Shepherd" sventola la bandiera nera col teschio nominata Jolly Roger e la loro guerriglia contro alle baleniere ed agli altri " Molestatori della natura" è perpetrata soprattutto attraverso atti di sabotaggio.

Essendo azioni terroristiche( a bassa intensità)  quantificare il numero preciso di navi che hanno sabotato - e a volte persino affondato- è impossibile. Ma, per certo, si sa che questo loro metodo funziona. E fa passare la voglia ai giapponesi di andare a pescare balene.

La C.I.A. Già si prodiga ad elargire specifici corsi di sabotaggio navale ai Navy Seals, affinchè i soldati possano imparare al meglio a saldare, corrodere, legare con cavi d'acciaio le eliche delle navi che non devono partire dai porti. Ed i nostri NOCS sono altrettanto preparati, per quanto riguarda la questione dei sabotaggi navali.

Il fatto che i mass media si ostinino a dire che esiste l'ipotesi di bombardare le navi ( magari con anche i clandestini a bordo)  è, quindi, una spietata contro-informazione che nuoce sopratutto all'immagine dell'apparato militare di stato.

http://www.defense.gov/photos/newsphoto.aspx?newsphotoid=14431


mercoledì 22 aprile 2015

Un film contro al razzismo...verso i bianchi



Cheyenne-Marie Carron è una giovane regista francese emblema del multiculturalismo:
 È infatti una bellissima ragazza mulatta  ( a vent’anni faceva la fotomodella)  che, dall’età di tre anni, vive dalla famiglia adottiva europea Carron. Dopo di lei la sua nuova famiglia multicolore ha accolto anche un altro bimbo di origine indiana con cui ha condiviso un’infanzia meravigliosa.

Nonostante questa  bellissima esperienza d’amore multietnico vissuta in prima persona la giovane Cheyenne si è resa conto però di un problema: l'immigrazione, se è tale da superare le popolazioni locali, diventa un problema insostenibile.

Questo film è la testimonianza oggettiva che dimostra che il razzismo, di cui di solito si accusano gli europei, è in realtà un fatto reciproco. “Patries”, che  è stato girato in meno di venti giorni ( le riprese, eseguite con un budget bassissimo, sono iniziate il 3 marzo e sono terminate il 22), mostra infatti l'astio che gli immigrati africani nutrono, a volte, nei confronti dei francesi bianchi che li accolgono.

La prima proiezione, che è stata fissata per il 20 giugno, è attesa con un certo timore proprio per via del tema estremamente delicato. Il razzismo nei confronti dei bianchi è, momentaneamente, ancora un tabù.

Il protagonista è il giovane Sébastien che, per volere della famiglia, è costretto a trasferirsi nella banlieau parigina. Il suo arrivo è però molto difficile perchè per far fronte alla solitudine cerca di integrarsi nel gruppo di giovani del suo quartiere che sono però...tutti neri. Viene deriso, emarginato e schernito dal gruppo di ragazzi africani che cerca di “ghettizzarsi” da solo.  

Il giovane capro espiatorio, grazie all’amico Pierre, proveniente dal Camerun, riuscirà però pian piano a farsi accettare dal gruppo  e potrà finalmente sentirsi a casa nel proprio quartiere.

https://www.youtube.com/watch?v=HIDScURItHE

martedì 21 aprile 2015

Liberland : lo stato senza tasse


Vit Jedlicka, membro del Partito (extraparlametare) dei Liberi Cittadini e  un convinto euroscettico, negli scorsi mesi si è auto eletto presidente del Liberland. La sua “repubblica” è un micro-stato sovrano che si situa sulle rive del Danubio, tra Zmajevac (Croazia) e Backi Monstor (Serbia).

 La sua nazione, essendo così piccola, può esser governata mediante la democrazia diretta, come era in uso nelle antiche polis Greche o nella rigogliosa città-stato medievale di Siena. Il vessillo dello stato-senza-stato ( scusate il gioco di parole) è  giallo e nero e ricorda la bandiera del movimento anarco-capitalista. La nazione sovrana di Liberland si estende su una superficie totale di 7 km quadrati ed è momentaneamente in cerca di cittadini e di donazioni.

Gli abitanti della nuova auto-proclamata repubblica non hanno l’obbligo di pagare le tasse e devono rispettare il motto “ Vivi e lascia vivere”. Per diventarne cittadini bisogna far richiesta via e-mail ( la nazione non è ancora provvista di un ufficio postale) e bisogna dimostrare di non avere avuto un passato da estremista politico, né nazista né comunista.
A Liberland lo stato non esiste:  tutto è privato e non c'è lo stato sociale, quindi non è terra d’interesse per clandestini ed opportunisti di vario tipo.

Visita il sito:
 http://liberland.org/en/main/

giovedì 16 aprile 2015

Nuovo decreto anti-terrorismo del 15 aprile

visualizza il testo completo: https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnx1bnNlZW5zdHJhdGVneXxneDoxYTkyMjVhNmM2ODI0ZmIz

Il nuovo decreto anti-terrorismo approvato ieri alla Camera del Senato porterà modifiche significative alla lotta (inter)nazionale al terrorismo.





mercoledì 15 aprile 2015

Ra'y: Il "buon senso" dei terroristi è legittimo

La cultura araba differisce  dalla civiltà occidentale soprattutto per ciò che riguarda i rapporti tra il sistema giuridico e la religione. L'Occidente è laico, mentre il diritto dei paesi musulmani è fondato sulla rivelazione di Maometto.

 Gli ultimi tribunali religiosi europei, come la Santa Inquisizione e l’inquisizione Spagnola, sono stati chiusi durante al periodo dell’illuminismo.  L’Europa, che da poco più di una cinquantina d’anni  vanta un sistema giuridico democratico basato sulla tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo,giudiziario) ha potuto facilmente costruirsi una legge laica perchè, eccetto lo Stato vaticano, non ha comunità giuridicamente rilevanti fondate sulla religione.
  La comunità musulmana, in virtù della sua storia e delle sue radici, non contempla questa possibilità, giacché la scienza giuridica islamica ha come prima fonte proprio  il Corano. Nel mondo musulmano l’elemento legislativo è tutt’uno con quello religioso, perciò l'islam moderato o laico non può esistere.


Com’è nato il  diritto religioso 
islamico:
La scienza giuridica islamica, tradotta col termine Fiqh, è quell’insieme  di norme che regolano gli atti esteriori del musulmano nei doveri verso Dio e nei rapporti giuridici con gli altri musulmani. Il Fiqh è stato elaborato dagli ulema iracheni ( saggi musulmani) dal primo secolo dopo la rivelazione del Corano fino all’855 d.C. Gli ulema, specialisti della religione,  per scrivere il Fiqh usavano l’ijtihad, ossia lo sforzo razionale di interpretare il corano ed elaborare nuove leggi.

 I saggi  inizialmente avevano dibattuto su questioni inerenti il rituale, le tasse, il matrimonio ed il ripudio, e man mano si interessarono sempre più a problemi  giuridici. Il più grande Ulema  della storia è stato Muhammad al-Shafi ( 750-820 circa), che ha teorizzato la teoria dell’infallibilità della comunità (umma) musulmana. Nel 855, durante il regno della dinastia degli Abbasidi e dopo la morte de vennero “ chiuse le porte all’ijtjhad”, quindi i saggi non avevano più la possibilità di creare nuove leggi facendo uno sforzo razionale ma dovevano limitarsi a farlo “ per analogia”. Così venne inaugurata l’era del taqlid, fondata sul criterio dell’imitazione, che è in auge ancora oggi. Il fiqh, nei tre secoli in cui venne elaborato, si  divise in quattro scuole: Gli hanafiti, i malakiti, i shafiiti e gli hanbaliti.

Le 4 radici del diritto:

 Gli ulema hanno decretato che il diritto islamico ha quattro radici ( Usul al-fiqh): Il Corano, la Sunnah, l’Igmà e la Qiyas, tenute assieme dal buon senso individuale, il Ra’y.  Shari’a, termine spesso usato a sproposito, significa semplicemente “la via che porta alla fonte”.

Il Corano è libro che Dio, attraverso l’Arcangelo Gabriele, ha rivelato a Maometto. È composto da 114 sura, ordinate dalla più lunga alla più breve.

La Sunnah, che significa “tradizione”, è simile al nostro vangelo, in quanto vi sono collezionati i fatti inerenti la vita del profeta Maometto tramandati per tradizione orale. I racconti (hadit) presenti nella Sunnah spiegano la vita di ogni buon musulmano.

 L’Igma è la terza radice del diritto e,a  differenza delle altre due, non è rivelata bensì proviene dallo sforzo ( ijtihad) di intepretare il Corano e la Sunnah. Igma letteralmente significa  “ buon senso comune” e anche di fatto è  un accordo sul buon senso della comunità stipulato dai dotti ( ulema). A differenza del corano delle radici immutabili e rivelate, l’Igma può variare a seconda del luogo e dell’epoca.

Il Qiyas, che in arabo significa “comparazione di un termine con un’altro”,  è una forma di ragionamento logico che ha la funzione di risolvere quei problemi che non sono trattati né nei testi rivelati né dagli Ulema che decidono l’igma di una collettività. Ad esempio il Corano vieta di bere alcolici ( pena: 80 frustate per un uomo libero e 40 per uno schiavo) ma non si esprime sulle droghe. Avvalendosi però del Qiyas è possibile comparare le droghe con il vino e dedurre che anch’esse, dato che causano uno stordimento analogo a quello dell’ubriachezza, debbano essere punite con una sanzione corporale.

Ra’y: Il buon senso individuale è ciò che permette di elaborare ogni volta caso per caso, diventando avvocati di sé stessi.  Bere vino è sbagliato, ma grazie al buon senso individuale si può capire che è meglio berne un bicchiere piuttosto che morir di sete nel deserto.  Il ra’y è quindi la possibilità di ogni singolo musulmano di autolegislarsi, all’interno dei limiti del Corano, della Sunna e del buon senso della sua comunità( umma). Gli appartenenti alla comunità di Al-shabaab, volgarmente conosciuti come “ jihadisti dello Stato Islamico” rispettano il corano, la sunna, L’Igma della loro comunità, ragionano seguendo la logica del Qiyas  e danno retta al loro buon senso individuale.

Il bene della comunità (Ishtishlah):
Ogni nazione occidentali ha un proprio diritto con un elenco di articoli ben precisi , duraturi nel tempo ed una relativa sanzione penale. La comunità musulmana è, paradossalmente, molto più liberale dell’occidente perchè non ha un elenco di articoli che vincola i comportamenti umani. Inoltre il concetto occidentale di “ stato” non è contemplato dalla Shari’a.( L’ISIS, di fatto si chiama così perchè nella parola “State” vi riconosce una comunità unita da valori comuni e non una fredda nozione giuridica e geografica).

  I governanti islamici devono far applicare la legge sacra in materia amministrativa e politica, e per questo esprimono arbitrariamente dei qanun, che diventano poi delle norme/decreti statali. Lo scopo di tali decreti ( che possono essere momentanei) è quello di preservare la fede islamica e garantire il bene della comunità( Ishtishlah).

Gli arbitri
 Il Qadì e il Muftì sono dei dotti, esperti di religione, che analizzano ogni singolo caso e per ogni “sentenza” elaborano della specifiche “ leggi” con relative pene. Il Qadi è un giudice religioso che deriva dalla figura dell’Arbitro pre-islamico che doveva rimettere la pace tra due parti litiganti. I Qadì, eletti in virtù delle loro competenze, “arbitrano” il buon funzionamento della società.

 Vengono interpellati ogni qualvolta vi è una sentenza e per ogni caso elaborano delle nuove leggi e dei nuovi provvedimenti, che però devono sottostare rigorosamente al Corano, alla Sunnah, all’Igma ed alla Qyias.


 La fatwa è il parere/legge espresso dall’esperto religioso  in seguito alla consultazione da parte di un privato o di un organo ufficiale per conoscere la posizione esatta da adottare in materia culturale, politica o giuridica al fine di comportarsi in modo conforme alla shari’a. Le fatwa mutano nel tempo ed il saggio che le ha emanate può cambiare parere nel tempo, inoltre per le “sentenze” più piccole la figura del Qadì è sostituita a quella del Muftì.  Il mufti è molto importante per chiarire sia le regole religiose che quelle di condotta in mancanza di una vera legislazione e la sua figura è stata istituita nel periodo in cui è stato elaborato il fiqh.
 Il muftì  si occupa prevalentemente di emanare fatwa quando avvengono delle discordie tra privati o vi sono dei dubbi su un particolare situazione. Essendo una legge “ arbitraria” è possibile rivolgere la stessa richiesta a molti Muftì e scegliere il responso che più si avvicina al proprio buon senso personale, il Ra’y.


giovedì 9 aprile 2015

Obama: Il signore delle insurrezioni punta ora all'atomica

Attualmente gli Stati Uniti sono in guerra contro l’ Afghanistan, contro la Libia, contro l’Is e, silenziosamente, promuovono nuovi conflitti non-convenzionali contro la Russia, l’Iran e  la Siria. 
 La strategia bellica dell’insurrezione, cavallo di battaglia di Obama, non è però più sufficiente a mantenere l’utopia liberista americana: l’Islamic State, non essendo un vero stato, è immune ai "colpi di stato". La Russia non ha nessuna intenzione di piegarsi alla BCE e l’Iran vuol gestire da sé la propria sovranità nazionale. Ed è per far fronte a questi fastidiosi avversari che, a  Losanna, Obama ha messo le basi per sancire un nuovo accordo sulle armi nucleari.



 Le guerre di Obama: 
La guerra in Afghanistan, contro ai talebani, è iniziata nel 2001 con l’amministrazione di Bush in seguito al crollo delle torri gemelle. Oltre duemila addestratori americani  sono morti - e continuano a morire- negli scontri, nonostante Obama avesse promesso di ritirare le truppe entro all’inizio del 2014. Il primo intervento pubblicamente annunciato da Obama è stato quello in Libia del 2011.  Gli USA hanno preso di mira il presidente Muhammar Gheddafi in seguito alla guerra civile libica perchè il “dittatore”, autore di un interessantissimo “ libro verde” scaricabile gratuitamente dal web, voleva aprire una banca centrale africana, che avrebbe messo a repentaglio l'egemonia internazionale del dollaro. È per questo motivo che gli USA, anzichè aiutare il presidente di un paese in crisi, hanno preferito stare dalla parte dei ribelli ed armare gli estremisti. L’amministrazione militare di Obama, tramite la strategia dell’insurrezione pilotata, è riuscita a scaricare anche il presidente dell’Egitto Mubarak, lasciando il paese nelle grinfie dei Fratelli Musulmani. In Tunisia è accaduta la stessa cosa: la primavera araba, pilotata dai soldati sobillatori della CIA travestiti da ribelli, ha condotto il governatore del paese Ben Alì all’esilio, lasciando la Tunisia nel pandemonio. Il nuovo presidente della neonata repubblica di Tunisia, Essebsi, è laico, contrario all’estremismo islamico e tiene ottimi rapporti con le grandi industrie americane. Ma il suo paese è flagellato dalle guerre civili e dal malcontento. In nome del libero mercato e dello scambio di materie l’America può sacrificare un popolo, ma non la democrazia e l’ateismo.

Le chicche di Obama: insurrezioni e sanzioni
Le guerre in Libia, Tunisia ed Egitto  seguono lo stesso schema del  conflitto che è in corso in Siria: Gli Americani promuovono le insurrezioni armate contro al governo di Assad, manipolando i mass-media tramite le privatizzazioni e costringendo altri paesi esterni al conflitto a sanzionare economicamente il nemico. La Propaganda e la crisi economica sono i due principali strumenti con cui far cadere un paese nel caos: così Obama può organizzare  un golpe senza dover ricorrere ad una guerra “convenzionale e simmetrica”.  Il golpe del 20 gennaio avvenuto in Yemen, grazie all’interferenza degli Americani, doveva aiutare il paese a liberarsi dalla minaccia degli estremisti islamici, ma di fatto è stato il progromo ai tragici bombardamenti delle scorse settimane. Ufficialmente Obama, nei suoi sette anni di amministrazione, ha combattuto solo 3 guerre, contro l’Afghanistan, contro la Libia e contro l’Islamic State.  Di fatto, però, dal’Ucraina alla Siria, dal Mali alla Tunisia, tantissimi paesi sono stati destabilizzati per mezzo delle Black Operation americane. Gli agenti provocatori e gli addestratori che per volere del Pentagono hanno svolto missioni di destabilizzazione in tutto il mondo sono stati decine di migliaia. E, siccome paiono non bastare, Obama ha finalmente deciso di dire basta all’ipocrito pacifismo anti-atomica con cui ha guadagnato il suo ruolo da presidente.

La guerra contro Iran: strategia del caos fallita

Per destabilizzare economicamente – e poi militarmente – l’Iran   gli USA hanno fatto pressione alla Cina affinchè comprasse petrolio solamente dall’Arabia Saudita. Queste sanzioni economiche non sono però riuscite a piegare l’Iran: il governatore islamico Hassan Rouhani, immune agli attacchi sovversivi degli USA, sta venendo combattutto politicamente. Gli accordi di Losanna sull’energia atomica mirano ad indebolirlo e ad isolarlo dalle altre superpotenze ,a  scapito della pace atomica tra tutte le altre nazioni.

Obama, Onu e Nato : Il più grande schieramento mai visto
L’11 settembre 2015 Obama ha annunciato la nascita della più grande alleanza tra eserciti della storia: la coalizzazione anti-ISIS comprendente ben 27 paesi  e  tre organizzazioni internazionali. Nei giorni seguenti, durante al Summit di Parigi voluto da Hollande e dagli Stati Uniti, s’è  data la conferma che tutti i cinque continenti sarebbero stati coinvolti da questo conflitto, con bombardamenti o semplici aiuti umanitari. Inizialmente l’Inghilterra e la Germania non vi volevano aderire, ma poi hanno ceduto. La Svizzera, invece, non ha preso parte a questa (pericolosa) alleanza mondiale.


La guerra contro all’Isis: il nemico invisibile

Il 23 settembre  sono iniziati i bombardamenti da parte dell'alleanza anti-isis: I primi a colpire la città di Raqqua sono stati gli USA  accompagnati da altri  5 altri paesi musulmani (Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, il Quatar, la Giordania ed il Bahrein ). L’obbiettivo dell’attacco erano le basi missilistiche degli estremisti dell’Islamic State nella provincia di Raqqa, che appartiene alla Siria. Le bombe sono state scagliate senza il consenso del presidente siriano Bashar al-Assad, che avrebbe voluto contrastare  la minaccia degli estremisti sunniti all’interno del proprio territorio senza l’interferenza di potenze straniere. Come ha effermato  Aleksandr Lukasehvich, portavoce del ministero degli esteri russi – “Gli attacchi aerei Usa in Siria contro gli estremisti dell’Isis senza il consenso di Damasco e in assenza di decisioni del consiglio di sicurezza dell’Onu sono un’aggressione, una grossolana violazione del diritto internazionale”.

 Le promesse sul disarmo ( non mantenute)
Obama, in un discorso tenuto a  Praga nell’aprile del 2009, affermò che si sarebbe impegnato per promuovere il disarmo nucleare del mondo intero. Citò il  TNP * e disse che con la sua amministrazione avrebbe perseguito le trattative internazionali necessarie per ridurre tutti gli armamenti atomici, ed in particolar modo quelle di Teheran ( Iran). Questa promessa, sostenuta anche dal movimento internazionale anti-atomica chiamato Global zero, gli permise – sei mesi dopo- di guadagnare il premio nobel per  la pace.  Inizialmente il presidente sembrò davvero muoversi  in questa direzione: nel 2010 Obama tornò a Praga e , col russo Medvedev, firmò il “New Start”. Questo trattato limitava a 1550 le testate nucleari strategiche dispiegate consentite ad ogni parte. Un mese dopo, durante le conferenza quinquiennale atta a rafforzare il TNP (che inizialmente contava solo 11 punti)  in nome della Pace venne portato a 64 punti. Peccato che col nuovo accordo di Losanno Obama ha rifiutato la possibilità di sancire un accordo di diminuzione degli armamenti atomici di tutto il mondo per fare un torto all’Iran.   Obama, che predicava di poter liberare il mondo dall'atomica, ha eliminato solo 507 bombe atomiche. Una bazzecola, in confronto alle 14801 testate nucleari che George Bush e George W.Bush erano riusciti  ad eliminare. 

La conferenza di Losanna: Ritorno all’Atomica
Ad ottobre del 2014 gli Stati Uniti possedevano 1642 testate nucleari dispiegate più 4800 operative. Dal 2001, le spese militari mondiali sono aumentate del 50%, e l’america, da sola, ha avuto un incremento del 55%. Gli Usa sono il paese con la spesa militare più alta al mondo: 640 miliardi di dollari, pari al 37% del totale di quella di tutti gli altri primi nove paesi messi insieme.  Obama non ha nessuna intenzione di dire davvero addio alle armi atomiche, e durante la conferenza di Losanna l’ha detto chiaramente.

Secondo Benjamin Netanyahu, premier israeliano, le scelte di Obama si riveleranno pericolosissime. Il 30 giugno l’Iran, a patto che lo libirino dalle sanzioni economiche, sceglierà se firmare o meno l’aut-aut voluto da Obama. Ciò che rende questo accordo sul nucleare così difficile è il fatto che L’Iran non è ancora stato “conquistato” dagli Stati Uniti e nonostante ciò vive bene e sembra non dare troppo fastidio all’intera scena internazionale.  Gli USA e l’Iran sono alleati per ciò che riguarda la lotta al terrorismo islamico, ma contemporaneamente si trovano in conflitto sulla questione del governo sciita siriano di Assad, che gli Americani condannano fermamente.  Inoltre anche lo stato d’Israele, eterno alleato degli USA; si sente profondamente minacciato dall’Iran e da questi nuovi accordi sull’energia nucleare voluti da Obama. Grazie alle scelte del premio nobel per la pace,  il mondo si sta incamminando verso la terza guerra mondiale.

* Il primo luglio del 1968 Usa, Unione Siovietica e Regno Unito sottoscrissero Il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) per limitare la proliferazione degli ordigni atomici in tutto il mondo. 

http://www.mattinonline.ch/obama-dalle-insurrezioni-alla-bomba-atomica/

martedì 31 marzo 2015

Tsipras al Cremlino: Il momento di scegliere


 Alexis Tsipras è sempre stato euroscettico ma non ha mai affermato la volontà di uscire davvero dall'Euro. Come ha detto il 15 settembre alla Fiera di Salonicco, la Coalizione della Sinistra Radicale vorrebbe trovare dei compromessi con l'Unione Europea e mantenere l'Euro. Ma l'incontro con Putin della prossima settimana potrebbe spingerlo ad assumere una vera posizione anti-europeista.

 Tsipras ha affermato all’agenzia stampa “ TASS”che l'8 Aprile andrà a Mosca a discutere con Putin. E, se l'Unione Europea non si deciderà a sostenere i suoi programmi "moderati", potrebbe decidere di far davvero uscire la Grecia dalla moneta europea.

Durante l’incontro con Putin si discuterà delle sanzioni contro la Russia, che si sono rilevate essere molto dolorose per l’intera europa. Il premier greco vuole promuovere una partnership tra i due paesi, perchè la Grecia ha bisogno di esportare i propri prodotti agricoli alla Federazione Russa.

 Inoltre ha affermato che “ dopo che i governi precedenti "non hanno fatto quello che avrebbero potuto fare per evitare questa politica di sanzioni, a mio parere, senza senso".

Oltre che l’economia il partito greco SYRIZA vuole affrontare anche la questione militare: sarebbe giusto, e detta sua, includere la federazione Russa all’interno del nuovo disegno di sicurezza Europeo.

lunedì 30 marzo 2015

Grillo & Tsipras: strumenti di distrazione


Tsipras e Beppe Grillo: due rivoluzionari col guinzaglio

Il  documento sottostante dimostra che Grillo è supportato dalla CIA e dal Dipartimento di Stato Americano. Come Tsipras Grillo ha la funzione di raccogliere tutti quei voti di “ ribelli” che vorrebbero opporsi all’Unione Europea ...per renderli inoffensivi. 

Di fatto, il Movimento Cinque stelle e Coalizione della Sinistra Radicale sono solo delle spugne con cui assorbire quei voti che se andassero ad ingrossare i partiti “pericolosi” potrebbero incrinare una volta per tutte il sistema voluto dalla Commissione Trilaterale e dalla Banca Centrale Europea.

Alexis Tsipras è contrario all’eurocrazia in Europa, ma a differenza di Alba Dorata non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di uscire DAVVERO dall’euro. Il programma di ricostruzione nazionale che Tsipras ha presentato lo scorso 15 settembre alla Fiera di Salonicco diceva che avrebbe garantito la fine della crisi umanitaria in Grecia, la rivitalizzazione dell’economia ed il rilancio dell’occupazione e la riforma del sistema politico. Il programma di Syriza, fin da subito, NON HA MAI FATTO ALCUN accenno all’ipotesi di uscita della Grecia dell’euro, nonostante fosse forte la sua propaganda antieuropeista.  Lo  stesso Tsipras, quando intervistato, ha più volte negato di voler percorrere questa strada!


Da quando è diventato Primo ministro della Grecia, il 26 gennaio 2015, il  bel programma di SYRIZA sembra essersi persino raddolcito per il bene della stabilità dell'Unione Europea, eppure la propaganda Anti Europeista prosegue selvaggia. Se i  36,34% dei voti e 149 seggi di Syriza fossero andati invece a sostenere Alba Dorata la Sovranità Nazionale della Grecia non solo avrebbe trionfato, ma anche messo in ginocchio una volta per tutte l’unione Europea.

In italia col Movimento 5 stelle, uno specchietto per allodole, è accaduta la stessa cosa. Alle elezioni europee del 25 maggio 2014 il Movimento 5 Stelle deteneva ben il 21,15% degli elettori, pari a 5.807.362 persone, ed ha ottenuto così 17 seggi al parlamento europeo. Se tutti questi voti fossero andati invece alla Lega, certamente la TROIKA oggi non sarebbe così potente ed anche il progetto di Marine Le Pen di uscire dalla NATO sarebbe stato ascoltato da più persone. 







Porno Ricatti- Le truffe sul web


VIDEO-- http://www.giulamaschera.tv/?p=387

Attenzione a chi contatatte via Facebook!

Dietro al profilo simpatico di una ragazza arrapante potrebbe esserci in realtà un gruppo di ragazzi che vi prende in giro e vi vuole ricattare. Facendo finta di sedurvi –e  ridendo alle vostre spalle- questi truffatori vi chiedono il contatto di skype e poi vi mostrano il video di una bella ragazza. 

Manipolandovi con frasi sexy e giocando con stereotipi eccitanti vi inducono a tirarvi giù i pantaloni… e poi filmano tutto !! Una volta che hanno un bel primo piano del vostro apparato riproduttivo vi minacciano di metterlo sulla bacheca dei vostri amici o della vostra ragazza….a patto che voi non gli pagate 300 euro. Questo genere di cyber bullismo, estremamente meschino, adesso sta spopolando. È necessario stare molto attenti e pensarci bene prima di cedere a tentazioni sexy on-line. Se vi dovesse capitare questa situazione imbarazzante e scomoda ricordate comunque di avvertire la polizia: i criminali possono essere facilmente acciuffati e puniti, voi non ci perdete soldi e proteggerete le altre ipotetiche vittime che potrebbero venir dopo di voi.





sabato 28 marzo 2015

Tra Salvini e Marine Le Pen: Intervista a Philippe Vardon

https://www.youtube.com/watch?v=PKnDF3ZyOhs

 il 28 febbraio 2015 Il Talebano ha organizzato una conferenza con Matteo Salvini, Pietrangelo Buttafuoco, Pegida, Bloc Identitaire, Generazione Identitaria, Riva Destra e tanti altri gruppi di giovani motivati ad impegnarsi per rendere l'Europa un paese migliore.

Intervista a Philippe Vardon, leader di Bloc Identitaire in Francia . Si ringrazia Il Talebano per l'organizzazione dell'evento.




Consiglio: se ci provate con una persona, non parlate di scarafaggi...


http://www.giulamaschera.tv/?p=421

Cosa accade se durante uno Speed Date,,,, ammaliate la vostra ipotetica anima gemella parlando di SCARAFAGGI?
Ecco l'esilarante video!

( eh si, il mondo dei mass media può essere usato anche per proporre servizi divertenti e non solo informativi!)

giovedì 26 marzo 2015

Serghei Markhel: testimonianza dall'ucraina

Incontro con Serghei Markhel: 
Dal rogo di Odessa dell’anno scorso all’associazione Global Rights of peaceful people 

http://www.mattinonline.ch/incontro-con-serghei-markhel-dal-rogo-di-odessa-dellanno-scorso-allassociazione-global-rights-of-peaceful-people/
Dinamiche politiche: Nazisti europeisti contro democratici indipendentisti  
L’ucraina è divisa in due. Da una parte si i nazionalisti di stampo nazi-fascista che vorrebbero unirsi economicamente al totalitarismo della banca Centrale Europea, e dall’altro lato ci sono invece i sostenitori della democrazia, dell’indipendenza e dell’autodeterminazione dei popoli che vorrebbero che l’Ucraina resti una Nazione Sovrana entrando a far parte della federazione Russa.

Quella serie di sanguinosi scontri noti col nome “ Euromaidan” sono iniziati la notte del 21 novembre 2013, quando il governo democratico ucraino ha annunciato di non volersi annettere economicamente al mercato di libero scambio europeo. Le proteste filo-europeiste sono state combattute a suon di molotov  e Napalm dalle milizie naziste  del Pravi Sektor, addestrati dai militari della NATO.

Il fatto più grave: Il rogo di Odessa del 2 maggio con vittime filorusse 
Serghei Markhel è stato testimone al massacro  di Odessa del 2 maggio scorso, uno dei tanti conflitti  a ferro e fuoco che hanno messo in ginocchio la popolazione ucraina.  Le cifre in internet parlano di 38 vittime, i testimoni affermano che vi erano circa 300 cadaveri carbonizzati. I giornali occidentali hanno detto che si è trattato di un incendio doloso che ha ucciso i presenti all’interno della casa dei sindacati. Di fatto la realtà è un’altra.

Le dinamiche: Soldati nazisti del Pravy Sektor che intrappolano persone in un edificio
A fine pomeriggio la piazza di fronte alla Casa dei Sindacati di Odessa si è riempita di manifestanti. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono poi degenerate quando il Pravi Sektor neo-nazista ha cominciato ad appiccare fuoco al pattume di fronte all’edificio. 

Con l’inganno, e grazie ai sobillatori che fingevano di voler aiutare i manifestanti anti-europeisti, le persone sono state attirate all’interno dell’edificio. Gli impiegati della struttura pubblica erano già riversi al suolo col cranio sfondato dalle bastonate.
 Prese dal panico le persone si sono accalcate ai piani alti della struttura, per sfuggire alle fiamme che sembravano divorare la piazza e l’entrata. I combattenti nazisti allora sono entrati in gioco: Massacrare le persone chiuse come topi nella Casa del Sindacato è stato un gioco facilissimo.

Come testimoniano le fotografie e come ha ben descritto Serghei Markhel l’edificio NON È bruciato, ma hanno bruciato solo i manifestanti scappati dalla piazza che cercavano rifugio. I soldati, vestiti da civili, armati di NAPALM e lanciafiamme hanno bruciato le persone.I corpi infatti risultano bruciati soprattutto sul viso, dove è stato indirizzato il getto di fiamme, e sulle mani, perchè mentre morivano cercavano di togliersi le fiamme dalla testa.

Serghei Markhel, sopravissuto al massacro. Ora  dirigente e coordinatore di Global, Rights of peaceful people. Serghei Markhel, attivista del movimento ucraino di resistenza antifascista "Kulikovo pole", dopo a  questo evento tragico ha deciso di scappare dall’Ucraina per raggiungere la Crimea, terra che dall’11 marzo ha potuto finalmente sancire il proprio statuto autonomo.
La Crimea da quando è diventata parte della Federazione Russa ha vissuto un vero e proprio boom economico. Come dice Serghei “ Lo stato sociale è molto migliorato e, rispetto ad un anziano ucraino, l’anziano di crimea può godere finalmente di una pensione decente. Anche le infrastrutture pubbliche grazie alla federazione Russa sono molto migliorate,e nel giro di qualche anno si potrà beneficiare di acqua potabile in tutta crimea e di strade nuove.” Dopo al trauma vissuto ad Odessa ha deciso di impegnarsi al massimo per difendere i cittadini dell’Ucraina che si vogliono ribellare all’Unione Europea. Il suo impegno l’ha portato a fondare l’associazione Global Rights of peaceful people, che, tessendo un network d’informazioni in tutta Europa, mira a liberare tutti i popoli e le nazioni sovrane dalla minaccia nazista ed europeista che, ad Odessa, è costata la vita a centinaia di persone. 










http://www.ticinolive.ch/2015/03/26/2-maggio-2014-il-terribile-rogo-di-odessa-di-liliane-tami/