mercoledì 12 novembre 2014

Quando il vicino di casa è un terrorista


Le cellule terroristiche, grazie all’avvento di internet negli ultimi decenni, sono andate disgregandosi in atomi che sfuggono ai controlli della polizia. La facilità con cui è possibile reperire materiale di formazione per veri e propri “ Guerriglieri di strada” permette a chiunque di diventare, da un momento all’altro, un pericolosissimo pluriomicida. Imparando a fabbricare armi e bombe nel proprio garage, riuscendo, grazie al deep web, a scovare mercati di armi paralleli e tramite i siti pro-jihad fomentare il proprio bisogno di sangue, i reietti e gli insoddisfatti del mondo occidentale possono facilmente diventare mine vaganti dell’islam in procinto d’esplodere. Questi pericolosissimi individualisti, che usano la Jihad come pretesto per incalanare la loro violenza ed il bisogno di “sacralizzare” la propria morte facendosi martiri kamikaze, sfuggono al costante monitoraggio costante delle forze dell’ordine.
Un islamico estremista cresciuto in Siria , appena mette piede in Europa viene riconosciuto. Se invece è cresciuto tra le pinete canadesi ed il suo unico rapporto concreto con la cultura islamica l’ha avuto mangiando il kebab, avrà invece maggior facilità nel deporre bombe in una stazione senza farsi riconoscere. Per questo, è bene che se ne vadano in medio-oriente a combattere, dove stanno tutti assieme e sono più facilmente controllabili e gestibili. ( ed eventualmente, ammesso che Obama voglia, annientarli per davvero con una bella bomba).
Quattro giorni fa la Germania ha annunciato il progetto di blocco dei passaporti degli estremisti islamici. Gli estremisti tedeschi, trovandosi senza documenti validi, non possono prendere il volo per andare a combattere in medio-oriente per il Califfato. L’idea di arginare sul nascere i nuovi arruolati per questa guerra è certamente buona, ma insorge il dubbio: chi non potrà andare a sfogare la propria vocazione al martirio in trincea, fucilando innocenti donne curde o sgozzando bimbi cristiani nel deserto, non rischierà forse di saziare la propria bulimia bellica in patria?
Per quanto possa sembrare fuori dai nostri schemi di pensiero, il morire in guerra, il perire per una causa ritenuta buona è per i fanatici la gloria più bella che si possa mai desiderare. Come i Kamikaze ( letteralmente “Vento sacro”) chi è pronto ad immolarsi per il suo nobile ideale islamico, con o senza passaporto, porterà al termine ciò che avverte essere la sua missione di guerra affidatagli da Dio. Il proibire agli estremisti di raggiungere gli altri combattenti e costringerli a restare in europa è un gesto totalmente insensato che porterà inevitabilmente alla nascita di atti terroristici individualisti. Invece, sarebbe logico non permettere loro di tornare in europa una volta andati giù.
Purtroppo, trattandosi di una guerra tra civiltà, culture e religioni, la “Guerra santa islamica” non è arginabile tenendo controvoglia gli auto-proclamatosi “soldati di Allah” lontani dal fronte di guerra. Chi ha la vocazione al martirio ed alla guerra- inteso come gesto sacro-porterà avanti la sua battaglia a prescindere dal territorio su cui si trova. Se la Merkel davvero bloccherà i passaporti a chi vuol andare in battaglia, non farà che accelerare il conto alla rovescia per il primo sgozzamento di un cristiano nelle piazze occidentali.

http://www.mattinonline.ch/contro-pericolo-degli-islamici-passaporto-europeo/

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